Made in Scampia, lo “spaccio di creatività” a Napoli

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«Scampia non è solo cocaina». Lo afferma con forza e lo ha dimostrato con anni di impegno e lavoro Rosario Esposito La Rossa, fondatore del marchio Made in Scampia, che unisce al suo interno decine di realtà del quartiere, di Napoli e della Campania. Associazioni, case editrici,artigiani, birrifici, ristoranti, compagnie teatrali, che si sono unite per restare nel territorio e provare a trasformarlo attraverso il lavoro giovanile, la produzione di qualità e il racconto di ciò che i media non dicono.

Un progetto di contrasto alla criminalità organizzata, il tentativo di ribadire che ciò che Scampia produce non è solo l’eroina, la cocaina e i morti ammazzati, ma anche  imprese coraggiose composte da giovani che non emigrano. «Scampia 10 anni fa era la pizza di spaccio più importante d’Europa – racconta La Rossa, che in quegli anni ha visto uccidere dalla mafia il cugino di appena 25 anni -. Poi i commissari Spina e Totarelli sono riusciti a cambiare le cose e gli spazi lasciati vuoti dalla camorra sono diventati la casa di tante realtà, associazioni, imprese. Ogni 80 metri c’è una rivoluzione».

La Scugnizzeria

Tra le “rivoluzioni” di cui parla Rosario Esposito La Rossa c’è anche la “Scugnizzeria”, la prima enolibreria dell’area nord di Napoli. Dove si vendono libri di case editrici indipendenti, ma anche vino locale, miele artigianale, riso, prodotti tipici, audiolibri, ebook, cd, vinili e bomboniere solidali. Un luogo dove trovare oggetti creativi low cost.

La libreria e centro di aggregazione giovanile non nasce a caso, ma connessa ad un’altra attività importante: la casa editrice Marotta&Cafiero di cui La Rossa è proprietario insieme alla moglie. «Ci è stata donata quando avevamo 19 anni. La sua sede era Posillipo, uno dei quartieri più belli di Napoli. Noi l’abbiamo spostata qui. Parte da Scampia, ma ha un respiro europeo».

Dove si vendeva la droga oggi si spacciano letture. Anche con il «libro sospeso» per le famiglie in difficoltà o con libri biodegradabili. «È una piazza di spaccio creativo».

 

Il rapporto con il territorio

Si potrebbe pensare che per un progetto come “Made in Scampia” la vita nel quartiere non sia stata facile. Invece La Rossa racconta una storia diversa: «Non è andata male perché noi siamo abitanti di questi luoghi – spiega -. Non siamo persone arrivate da fuori per portare soluzioni. I nostri figli vanno a scuola qui, come i ragazzi che coinvolgiamo nei progetti della Scugnizzeria».

E così le varie iniziative hanno da subito avuto successo. Un esempio? Il corso di recitazione per ragazzi: «In poco tempo la scuola di mia moglie ha raccolto più di 80 iscritti. E in tre anni sono venuti a trovarci Ministri, presidenti del Senato. In poco tempo abbiamo avuto quello che altri ottengono in una vita intera».

Tanti progetti

Per Rosario Esposito La Rossa iniziative di questo tipo nascono perché «si crede nei sogni impossibili». E credendoci li si rende reali. Il progetto nel suo complesso al momento dà lavoro a 7 persone, me crea rete con tantissime realtà di territori vicini e lontani.

I prodotti che si possono acquistare sul sito e nella Scugnizzeria, per esempio, parlano di tante storie e tanti luoghi: «Sono tutte cose che nascono da conoscenze e collaborazioni – racconta La Rossa -. Per esempio il riso arriva da Vercelli, il miele è prodotto qui ma da api arrivate dall’astigiano, la birra nasce in un centro di salute mentale. Non parliamo solo di prodotti, ma di veri e proprio percorsi».

Ogni anno per Natale “Made in Scampia” propone una box come strenna natalizia, un modo per finanziare le tante attività del marchio.

Le iniziative, le idee, i progetti sono tanti. C’è anche per esempio una piccola agenzia di viaggio dedicata alle scolaresche, con l’obiettivo di portare i giovani italiani nel quartiere per far contro informazione e per far loro apprezzare le bellezze artistiche e enogastronomiche della città di Napoli.

I riconoscimenti

Grazie ai suoi progetti, ai libri (il primo scritto, a 17 anni, intitolato “Al di là della neve”), alla lotta alla camorra e all’impegno per l’ambiente, Rosario Esposito La Rossa il 4 dicembre è stato proclamato «Ambientalista dell’anno 2020» ricevendo il Premio Minazzi, promosso da Legambiente, Nuova Ecologia e dal Comitato organizzatore di Casale Monferrato (Alessandria), formato da associazioni locali.

Ma La Rossa non pensa che “vincere” sia la cosa più importate da comunicare: «Penso che perdere sia fondamantale e che sia un concetto da insegnare ai ragazzi. Perdendo si capisce come ricostruirsi. L’importante è aver avuto modo di creare i propri “materassi”, le proprie sicurezze, per non farsi troppo male. Nel mio libro parlo di sconfitti proprio perché credo sia importante far capire l’importanza di “perdere”».

 

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