L’alimentazione sostenibile è una dieta a base di cibo buono, pulito e giusto.
Buono nel senso di sano per il corpo ma anche per i valori che rappresenta; pulito perché è prodotto nel rispetto dell’ambiente in modo ecosostenibile; e giusto perché equo, prodotto e commercializzato nel rispetto dei lavoratori e dei processi di produzione.
Fare scelte alimentari sostenibili, significa scegliere un cibo nutriente e con un basso impatto ambientale in termini di utilizzo di suolo e risorse idriche impiegate, emissioni di carbonio e azoto. Significa scegliere prodotti alimentari locali e avere anche un occhio di riguardo per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi. Ma dietro la parola sostenibilità si celano tanti accorgimenti quotidiani che ognuno di noi può mettere in atto per salvaguardare futuro, cibo e ambiente.
Scegliere un’alimentazione sostenibile può sembrare difficile. Ma in verità siamo già più abituati di quanto pensiamo perché la dieta mediterranea, che ormai fa parte del Patrimonio dell’Unesco, è la perfetta sintesi della sostenibilità alimentare: poca carne, tanti legumi e cereali, abbinati a verdure e frutta di stagione. Nella nostra cultura alimentare, la dieta mediterranea è un modello molto conosciuto e praticato. Nonostante ciò però ci sono una serie di piccoli accorgimenti che si possono mettere in atto per diventare più sostenibili nella quotidianità.
Quindi, vogliamo darvi qualche piccolo consiglio da mettere in atto quando si fa la spesa e quando si pianifica un pasto, e magari sfatare qualche mito.
- Frutta e verdura: locale, di stagione, biologica
- Carne: ridurre il suo consumo e di derivati; massimo a una o due porzioni a settimana. Comprare carne proveniente da allevamenti ecologici e da produttori che si conoscono direttamente. Rivolgetevi ai gas: gruppo di acquisto solidale
- Uova: come riconoscere le uova giuste? Quelle da allevamento biologico all’aperto hanno come primo numero, che rappresenta il tipo di allevamento, lo 0 (Codice 3= gabbia; Codice 2= da terra; Codice 1= all’aperto; Codice 0= all’aperto biologico)
- Latticini: consumare circa 600 gr a settimana
- Pesce: imparare a leggere le etichette: pesce di stagione, locale e pescato in modo artigianale piuttosto che pesce allevato o pescato con metodi distruttivi
- No Sotto costo: scegliere qualità non quantità.
- Mode insostenibili: avocado, banane, ananas e quinoa. Le banane e gli avocado si possono trovare facilmente anche prodotti in Italia, ma solo in alcuni periodi dell’anno. Chiedete al vostro verduriere di fiducia.
- Proteine vegetali: sono una valida alternativa alla carne. Ecco alcuni buoni abbinamenti: pasta e legumi, insalata e noci, mais e fagioli. Per il ferro: lupini, noci, zucca, canapa, mandorle, nocciole.
- Fate attenzione agli imballaggi: comprate sfuso se potete e portatevi sempre una borsa della spesa
- (Michael pollan) “non mangiare nulla che tua nonna non riconoscerebbe come cibo”, che significa niente cibi processati, e industriali: fanno male sia alla salute che all’ambiente.
Ci sono però anche convinzioni sbagliate che spesso vengono scambiate per comportamenti etici e virtuosi, sapete quali? Ecco alcuni esempi:
- Latte di mandorla: tra i latti vegetali è il meno sostenibile. Occorrono oltre 6000 litri d’acqua per produrre un litro di latte di mandorle. E l’80% delle mandorle viene coltivato in California, che sta attraversando in questo decennio un periodo di grande siccità.
Soluzione: La bevanda vegetale più sostenibile è il latte di avena.
Locale non sempre significa sostenibile:
Soprattutto con il pesce, ma con molti altri alimenti, il termine “locale” spesso viene confuso con “sostenibile”. Non è così, o almeno non sempre.
La pesca eccessiva della spigola è il classico esempio di ciò che accade quando l’attività non è attentamente monitorata da una parte terza. La sostenibilità, in questo caso, deve comprendere le scorte ittiche, la loro gestione e il rispetto dell’ambiente.
Soluzione: Fidarsi del pesce certificato some sostenibile.
Attenzione al tofu: In Sud America, la coltivazione della soia, utilizzata prevalentemente per l’alimentazione animale, sta portando alla deforestazione e alla distruzione delle praterie del Cerrado, in Brasile. Il risultato è che vengono rilasciate enormi quantità di anidride carbonica, senza contare il danno per la biodiversità.
Una delle conseguenze è che il 90% del tofu prodotto con la soia proveniente dal Brasile, ha un tasso di carbonio doppio rispetto a quello di un animale come il pollo.
Soluzione: scegliere marchi di tofu prodotti a partire da soia europea o americana.
Arianna Labasin
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