Il lavoro che dà un senso al tempo. Basterebbe questa frase per spiegare perché i progetti che insegnano un mestiere o permettono di realizzare concretamente dei prodotti all’interno delle carceri siano così importanti.
Ma Freedhome, progetto nato nel 2016 dalla cooperativa Extraliberi, fa molto di più per spiegare come lavorare sul valore e sulla professionalità in carcere sia fondamentale per la nostra società, non solo per i carcerati coinvolti.
«Vogliamo sensibilizzare e parlare di ciò che c’è di buono e andare oltre la narrazione che vede il carcere solo come un luogo buio – racconta Gian Luca Boggia, presidente della cooperativa -. La legge 354 del 1975 dice che il lavoro nelle carceri è uno dei fattori fondamentali per la riabilitazione dei detenuti. Sugli attuali 54 mila detenuti nelle carceri italiane (dati settembre 2020) il tasso di recidiva, cioè di persone che una volta libere tornano a delinquere, è molto alto, circa il 70 per cento. Ma si abbassa al 10 per cento quando le persone sono coinvolte in progetti di lavoro in carcere».
Per portare avanti questi temi è nato Freedhome, un negozio fisico a Torino, in via Milano 2/C, in cui è possibile acquistare prodotti di economia carceraria di tutta Italia, da Aosta a Palermo. Le realtà attualmente coinvolte e rappresentate provengono da 40 istituti penitenziari e si può trovare di tutto: dai prodotti alimentari a proposte di design e abbigliamento. Tutti creati seguendo una filosofia semplice: fare prodotti di qualità.
«Chi viene da noi e acquista – spiega Boggia – lo fa perché insieme scopre storie positive. Trova prodotti fatti con studio e cura, buoni e belli. Tutto questo ci permette di parlare delle realtà che vendiamo, dei progetti, dei detenuti che hanno nuove possibilità. Dobbiamo andare oltre la diffidenza perché sì, sono persone che hanno sbagliato, ma anche che stanno cercando riscatto e una nuova vita e dobbiamo dare loro fiducia».
Entro Natale sarà possibile acquistare i prodotti esposti da Freedhome anche online in uno shop dedicato. Perché, come scritto sul sito: «C’è chi compra come gesto politico, per contribuire a sostenere un progetto che ha dentro un valore sociale. C’è chi preferisce le nostre proposte a un prodotto qualunque, perché crede che tutti abbiano diritto a fare qualcosa di buono. C’è chi li sceglie perché sa che il lavoro in carcere è uno degli antidoti più potenti all’insicurezza delle nostre città.
Tutto giusto, anche se noi speriamo che chi compra i nostri prodotti lo faccia soprattutto perché sono sono buoni, belli e ben fatti… e lo sono davvero, credeteci».
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