Fridays For Future, il cambiamento parte dai giovani

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Nato circa 2 anni fa da uno sciopero della giovanissima attivista Greta Thunberg, il movimento Fridays For Future (da qui in poi FFF) si è sviluppato in tutto il mondo, in Italia e anche a Torino. La sua pagina Facebook del gruppo torinese conta oltre 10 mila like a più di 11 mila followers e porta avanti le istanze del movimento. Ogni venerdì i giovani scendono in piazza per chiedere “giustizia climatica” «cioè che nessuno debba subire le conseguenze scatenate dalla crisi climatica e che chi è responsabile si impegni per trovare delle soluzioni in modo che i danni non siano disastrosi per le persone e per il mondo» spiega Ines Gobetti, una delle rappresentanti del movimento di Torino.

Una partecipazione di tutti

FFF coinvolge soprattutto i ragazzi. Abbiamo quindi chiesto a Ines Gobetti perché lei e i suoi colleghi ritengono che il tema ambientale sia così importante e perché le persone che aderiscono si sentono coinvolte: «Dobbiamo salvare l’ambiente – afferma con forza – perché così facendo salviamo anche noi. Pensiamo alle inondazioni che ci sono state, anche di recente, sul territorio piemontese. Sono le conseguenze della grande quantità di gas clima alteranti che ci sono nell’atmosfera, riversati nell’aria dalla rivoluzione industriale ad oggi. Le conseguenze del cambiamento climatico saranno sempre peggiori mano a mano che andiamo avanti.  Per questo è necessario coinvolgere tutti e lavorare per fare in modo di contrastarli». Un problema che per la giovane attivista è intergenerazionale: «Saranno i figli degli adulti di oggi che vivranno in questo mondo sempre più in difficoltà, ma dobbiamo capire che sono problemi che non riguardano solo gli animali, gli orsi polari, o solo le persone più povere che vivono in aree costiere o città meno adatte a resistere a eventi climatici estremi. Riguardano tutti noi, ovunque noi siamo».

Le cose da cambiare

Il futuro è in mano ai giovani, è una cosa che si dice spesso. Ma è molto interessante rendersi conto che per quanto riguarda l’ambiente sono proprio i ragazzi a portare avanti con maggior forza la necessità di un miglioramento. Forse perché il futuro è davvero loro, forse per la capacità di abbracciare il cambiamento, senza averne paura.

Le cose da cambiare non sono poche, ma per Ines Gobetti tutti possiamo fare la nostra parte, anche se i livelli di intervento e coinvolgimento per ottenere buoni risultati sono diversi. «La nostra richiesta principale – spiega – è che le emissioni di gas clima-alteranti e di anidride carbonica vengano ridotte e poi azzerate. Nella nostra proposta di legge europea chiediamo che si raggiunga l’azzeramento delle emissioni in Europa entro il 2035».

Ma il cambiamento deve toccare anche la narrazione dei problemi: «Deve cambiare l’opinione delle persone. Vorremo che chi governa cerchi il modo di informare tutti su questo tema, spiegare cause, conseguenze e cosa ogni singola persona può fare».

Sì, perché c’è la responsabilità personale e la possibilità di operare piccoli cambiamenti: «L’azione individuale è fondamentale – prosegue Ines Gobetti – ma deve essere sostenuta dai governi. Ognuno di noi può decidere, per fare un esempio pratico, di non prendere l’auto ma i mezzi pubblici. Ma lo Stato deve aiutare. Se i mezzi sono cari le persone continueranno ad usare la propria auto, mentre se il governo rende economiche ed efficienti le alternative il singolo è facilitato nelle scelte. Noi vorremmo che le persone scendano in piazza per dire qual è il loro mondo ideale».

Giovani e preparati

Essere dei ragazzi può essere un problema quando si parla alle grandi istituzioni, che siano nazionali, europee, mondiali. Ed essere presi sul serio non è facile: «Visto che non si stanno operando dei reali cambiamenti al momento mi viene da dire che non ci stanno ascoltando – commenta Gobetti -. Ma siamo spesso riusciti ad aprire dei dialoghi e a esporre le nostre idee. Le persone restano stupite dalla nostra competenza. Non andiamo in piazza senza sapere di cosa parliamo: ci informiamo e formiamo per sapere precisamente cosa vogliamo chiedere».

Poi, com’è ovvio, c’è la parte attuativa: «Non siamo noi che dobbiamo stabilire il modo tecnico per cambiare le cose, ma il fatto che esprimiamo proposte concrete dovrebbe portare le istituzioni ad ascoltarci di più. Per esempio, il Piemonte ha un piano di mitigazione degli aspetti climatici, ma noi vorremmo che diventasse più impattante sui territori e abbiamo delle proposte in merito».

L’importanza dell’informazione

Informarsi su un tema complessa come il cambiamento climatico, le sue cause e le sue conseguenze, non è semplice, per nessuno. Ma Ines Gobetti ritiene che trovare le giuste informazioni sia possibile: «La scienza ci dice da tempo quali sono le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, fin dagli anni Novanta. Per i cittadini forse è più difficile, ma non possiamo dire che istituzioni e aziende non siano informate. Per altro ora anche le scuole hanno ora l’educazione ambientale tra i temi dell’educazione civica. Far comprendere alle persone il problema a volte è difficile per l’ampiezza e le varie sfaccettature che assume. Quando il problema è uno, come nel caso della pandemia, è semplice capirlo e le soluzioni sono chiare. Le persone sentono l’emergenza sulla propria pelle, il governo agisce in modo tempestivo. Il fatto è che deve essere percepito così anche il cambiamento climatico, perché è grave, c’è una crisi in atto, ma non viene capito e vissuto».

Un messaggio per tutti

Il FFF è un movimento che parte dai giovani, ma aperto a tutti. E il cui scopo è far conoscere di più i problemi che stiamo vivendo e che continueranno a peggiorare se non si prendono misure in fretta.

«Vorrei dire a tutti di sognare, desiderare fortemente un mondo migliore e lottare per ottenerlo perché ne abbiamo il diritto ma soprattutto il dovere – conclude Ines Gobetti -.  Ognuno di noi può fare qualcosa nell’azione quotidiana, nel dialogo con le persone, nell’esprimersi con gli altri o attraverso atti più politici. Se non c’è la possibilità di scendere tutti i venerdì in piazza, è possibile sostenerci firmando la proposta di legge che si chiama ECI e si trova sul sito di FFF Italia. Se raggiunge un milione di firme a livello europeo sarà discussa in parlamento».

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