Il cambiamento e la sua leadership

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Vorrei portarvi alcune riflessioni sull’accompagnamento al cambiamento. Siamo in un tempo di disvelamento, in cui non ci sono dubbi su cosa deve essere fatto.
La devastazione della natura, le guerre, le diseguaglianze, le ingiustizie sociali, aggravate dalla pandemia stanno minacciando in modo irreversibile la famiglia umana, le specie animali e vegetali: una notizia su Nature di questa settimana è che il 40% della Foresta Amazzonica è quali destinata di diventare Savana in modo irreversibile.

Tocchiamo ogni giorno la vulnerabilità che ci segna a ci accomuna.
Occorre lavorare per uno sviluppo davvero sostenibile a misura di luoghi e di persone per generare inclusione, coesione, prosperità economica e per la rigenerazione dell’ambiente.

Abbiamo un’unica Terra da salvare e occorre spezzare il ciclo di accaparramento delle risorse e di impoverimento causato da chi persevera, negli errori dei padri e compie errori più gravi.
Il risultato è uno solo: siamo tutti siamo più poveri, più soli, più pieni di debiti.

C’è uno schema di gioco da cui si può ancora uscire e un destino che si può ancora piegare: occorre progredire nella conoscenza del mondo e ottenere il potere per cambiarlo.

Cambiare cosa?

Occorre una grande alleanza tra vecchie e nuove generazioni: chiedendo ai giovani di essere coraggiosi, agli anziani di essere saggi e a tutti di essere giusti.
Di sentirci fratelli tutti, come ci ricorda l’Enciclica di Papa Francesco uscita da una settimana.

Non esiste un presente senza un domani: qualsiasi cosa facciamo oggi è quello che succederà domani. E occorre trovare un equilibrio tra quello che è capitato, ciò che sta capitando e ciò che capiterà.

Ho visto nei miei primi 50 anni di vita, Reagan e Thatcher, Solidarnosc e l’apartheid, il muro di Berlino, Gorbaciov e la Perestroica, la Guerra del Golfo, quella della ex Jugoslavia.
Ho visto Rabin che stringeva la mano ad Arafat, il disastro di Cernobyl, il genocidio del Ruanda, ho visto uccidere Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono cresciuta con Papa Wojtyla, con Craxi e Andreotti, con l’etica di Pertini e la disciplina di Ciampi, la forza morale della Rete, ho visto irrompere Forza Italia, il grillismo, il salvinismo e il populismo.

Ho visto emergere anche una sconosciuta ragazzina come Greta che ha trascinato il mondo in un movimento globale. E vedo una gran quantità di giovani che vogliono salvare la Terra, che hanno dai 12 ai 25 anni e parlano come se ne avessero il doppio. Realistici, pragmatici che ci chiedono l’impossibile e che dettano i tempi del cambiamento.
Da loro voglio imparare.

Sconosciuti che vanno a segno come Adelaide Charlier, 20 anni attivista franco-belga nominata ambasciatrice di coscienza da Amnesty International che ha incontrato Angela Merkel per chiederle di non ratificare un accordo da cui discenderebbe l’ulteriore deforestazione dell’Amazzonia, come Lavinia Iovino che ha 14 anni e si è presentata agli Stati Generali dell’Economia a Giugno, di fronte al Premier Conte, per dire che così non va bene: che l’Accordo di Parigi del 2005 è un ipoteca sul suo futuro. E Federica Gasparro che ha 25 anni, è un attivista dei Fridays fo Future e che ha 21.000 followers su Instagram. Esercitano potere e rompono lo status quo in un nuovo modo, con o senza Greta.

In questi 50 anni di vita ho visto cambiare il modo di esercitare la leadership, il modo di gestire le trasformazioni.
La letteratura sulla leadership ha fatto molti passi avanti: Max Weber, descriveva i leader come predestinati capaci di sfidare per grazia le forme tradizionali di autorità.

Solo più tardi l’idea di leadership ha preso in considerazione capacità meno divine e più terree come ad esempio quella di identificare problemi e soluzioni, far lavorare insieme intelligenze diverse, elaborare proposte in grado di aggregare consenso. Per arrivare lì, ci vuole un ingrediente: la capacità di creare una visione condivisa, di portare alla luce e mettere in discussione modelli mentali consolidati e incoraggiare modelli di pensiero più sistemici. Ci vuole una leadership capace di creare forme di organizzazione nelle quali le persone possano continuamente espandere le proprie capacità di modellare il futuro. Una leadership che si basa su una tensione creativa che alterna visione e concretezza.

Senza visione non c’è tensione creativa e tutte le possibili analisi non generano una visione.
Molti leader falliscono perché sostituiscono la visione con l’analisi e gli obiettivi. Nella tensione creativa invece l’energia per il cambiamento scaturisce dalla visione, da ciò che vogliamo creare per far evolvere la realtà.

Nuovi modelli di leadership

Per fare questo servono 3 tre tipi di leader, secondo Peter Senge, scienziato americano dei sistemi: il progettista, l’educatore e l’assistente.

Il progettista, è colui che ha maggiore influenza, che costruisce l’architettura di una organizzazione. Il leader chiamato a progettare dietro le quinte, rinunciando ad apparire.

Il leader educatore non è l’esperto che ha il compito di insegnare agli altri la visione corretta. Ha il compito di aiutare tutti, compreso se stesso, a raggiungere una visione complessiva della realtà.


Il leader assistente che ha ruolo più importante. Il leader è chiamato ad a servire l’organizzazione di persone in modo che possano dire: “l’abbiamo fatto noi!”. È quella leadership che tende alla sua dissoluzione nelle comunità di pratiche, fatta di persone competenti e dotate di autonomia e capacità di determinazione proprie di una democrazia compiuta. 

Un progetto concreto

Rondine nasce in un borgo medievale toscano a pochi chilometri da Arezzo, in Italia: qui si strutturano i principali progetti di Rondine per l’educazione e la formazione. Un luogo di rigenerazione dell’uomo, perché diventi leader di se stesso e della propria comunità nella ricerca del bene comune.

Il progetto che dà origine e ispirazione a Rondine è lo Studentato Internazionale – World House, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti e li aiuta a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso il lavoro difficile e sorprendente della convivenza quotidiana.

Rondine è sostenuta principalmente da soggetti privati della società civile che ne condividono i valori e la missione: il miglioramento del pianeta attraverso la formazione di leader e l’applicazione del Metodo Rondine in ogni contesto di conflitto. Il sostegno a Rondine non incide in alcun modo nella missione o nelle scelte strategiche da parte dei soggetti che lo concedono.

Tiziana Ciampolini

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